LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024


Noto, 1943

Il voto a San Corrado
per l’incolumità della Città.

di Mons. Salvatore Guastella


Resterà indelebile pagina d’oro nella storia della città di Noto la grandiosa sacra funzione che si svolse in cattedrale nel pomeriggio del 28 febbraio.

Alla sera del 19 febbraio, festa del Santo, il vescovo annunzia in cattedrale il desiderio presentatogli da alcuni di emettere un voto al Signore perché, per l’intercessione di San Corrado, preservi la città dalle incursioni aeree. Da quel momento la relativa domanda al vescovo e al commissario prefettizio del Comune riscuote in pochi giorni la totale adesione in ogni classe di cittadini.
Così, prima che sia riposta in sicurezza nella sua custodia l’arca argentea contenente il corpo del Santo, domenica 28 il vescovo Angelo Calabretta - preceduto dal Seminario, dai parroci e dai canonici – muove dal palazzo vescovile verso la cattedrale. Dinanzi al palazzo Ducezio attendono il Commissario prefettizio e il personale del Municipio, con il gonfalone municipale e la bandiera nazionale. Quindi tutti quanti si entra nella cattedrale illuminata e gremita di popolo, mentre la schola cantorum esegue l’Ecce sacerdos e l’inno per il centenario di S. Corrado.
Fatta breve orazione all’altare del Santo, Il vescovo dà anzitutto lettura della lettera che il S. Padre gli ha inviato per la fausta occasione del sesto centenario della venuta di S. Corrado in Noto; poi spiega la portata del voto che a momenti il Commissario prefettizio avrebbe presentato al Signore in onore di S. Corrado e in nome di tutta la cittadinanza.

Eccone il testo.

«Se il Signore lascerà immune la Città dalle incursioni aeree nemiche nella presente guerra, ogni anno in perpetuo nella festa del Santo, il 19 febbraio, il Sindaco porterà ufficialmente un cero al Santo; e i singoli cittadini di Noto nella vigilia di detta festa faranno ogni anno un digiuno nella forma consueta della Chiesa e non sotto pena di peccato, e s’impegneranno, finita la guerra, a fare eseguire le auspicate e dovute decorazioni alla chiesa cattedrale che conserva il prezioso corpo di S. Corrado Confalonieri, patrono della città e diocesi di Noto».

Indi si alza a parlare il comm. Vincenzo Eduardo Gasdia, viceprefetto di Siracusa e commissario straordinario al Comune di Noto. Con felice discorso, materiato di profonda cultura sacra e di sentimenti di pietà cristiana, egli rievoca i tempi in cui nei momenti più salienti della vita cittadina e nazionale i magistrati delle città italiane nelle cattedrali trasformate in arengo presentavano al Signore per le mani del vescovo i voti dei cittadini; disse come l’adempimento di quei voti in molte città più vetuste costituisce tutt’oggi la rievocazione della più bella pagina della loro storia, e con commossa invocazione al Santo presenta il voto anticipando, quale caparra di esaudita preghiera, fin da quel momento stesso l’offerta del cero che si reca a presentare al vescovo. Subito acceso, il cero viene posto sull’altare dinanzi al Santo, ed in seguito sarà conservato, a cura del Municipio, in apposita custodia nella cappella del Santo, a ricordare il primo cero offerto dal Comune.
Si alza quindi il segretario del Comune che dà lettura della deliberazione sancita, in merito a detto voto, dal Comune e debitamente autorizzato. Quindi il notaio cav. Salvatore Samperi dà lettura del rogito, che viene subito firmato dal vescovo, dal sig. commissario e da dieci testimoni scelti da ogni classe di cittadini.
Terminata la solenne cerimonia, tra il più vivo commosso entusiasmo dell’immensa folla, l’arca argentea del Santo viene riposta nella sua custodia che fin dal delinearsi dei primi pericoli bellici è stata diligentemente praticata dietro l’altare maggiore, in posto che presenta maggiore affidamento di sicurezza.
Riconoscete al suo Santo Patrono, la Città a lui devotissima scioglie così da 65 anni, il 19 febbraio, il voto emesso nel 1943!

Mons. Salvatore Guastella



Album fotografico









Un interessante articolo di cultura netina e corradiana


Noto, 1898
S. Luigi Orione pellegrino per voto alla grotta di S. Corrado.


San Luigi Orione (1872-1940), fondatore della Piccola Opera della divina Provvidenza, venne per la prima volta da Tortona a Noto il 19 settembre 1898 e vi si trattenne sino al 20 ottobre, invitato dal vescovo Giovanni Blandini a dirigere con i suoi sacerdoti e chierici il Collegio S. Luigi (1898-1903), oggi sede della Curia vescovile e a gestire, in seguito, in contrada Cozzotondo la Colonia Agricola Immacolata con annesso orfanotrofio (1901-1916), oggi sede della ‘Comunità-Incontro Villa Immacolata’.


Nel 1939 il vescovo Angelo Calabretta offrirà al santo tortonese la gestione della parrocchia-santuario di S. Corrado di fuori, dove i suoi religiosi incrementeranno la vita eremitica e l’attività pastorale, ed inoltre adatteranno l’eremo superiore ad Orfanotrofio maschile S. Corrado (1950-1988). Benemerita presenza orionina socio pastorale a Noto, che però si concluderà nel 1992.
Durante i giorni di sua residenza a Noto nel 1898, “don Orione si recava spesso nella grotta di San Corrado a pregare, e illuminava i buoni eremiti custodi del santuario con discorsi semplici e fervorosi” (v. Bollettino dell’Opera, Tortona, 2 ottobre 1898).


Intanto «attorno a Don Orione si era fatta tale rinomanza di santo, che egli ricorderà sempre con umile confusione quelle ultime giornate della sua permanenza a Noto, circondato di affetto, ricercato da mane a sera, quasi oppresso dai sentimenti di stima. Ma lo preoccupavano le condizioni di salute del suo chierico Eugenio Ottaggi; condizioni che preannunciavano il mal sottile. Don Orione così ne parlò con don Sterpi: “Ti confesso che mi sento strappare il cuore. Ho fatto due voti, alla Madonna di Lourdes e a San Corrado che abbiamo qui, perché ce lo facciano guarire tanto almeno da poterlo condurre fino a Tortona. Ieri notte sono andato al santuario di S. Corrado di fuori e sono arrivato a casa alle undici e mezzo, e là ho fatto voto di condurlo pure e di fare un dono non minore di £ 300. Ho fatto accendere una lampada, ho detto Messa nella Grotta del Santo e poi ho dato ad un povero che ho trovato tutti i pochi quattrini che avevo in tasca e il povero orologio di Goggi, che per caso avevo.

Mai ho sentito tanta fede e tanta certezza anche di un miracolo, se farà bisogno, per la grazia che domando”. San Corrado lo esaudì! Don Orione alle ore 9,30 del 20 ottobre 1898 partì con il chierico E. Ottaggi in treno da Noto per Tortona, invocando la protezione della Vergine Santa e di S. Corrado» (da: DON ORIONE E LA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA. DOCUMENTI E TESTIMONIANZE, vol 2° [1893-1900], pp. 397, 402 e 405. Roma 1989).


In Cristo Buon Pastore, S. Corrado Confalonieri e S. Luigi Orione ci proteggano sempre e dovunque, e ci rendano più docili allo Spirito per essere davvero sale-luce-lievito evangelico nell’oggi della storia.

Mons. Salvatore Guastella




Omelia del Card. Silvano Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze
Noto, domenica 25 agosto 2002


San Corrado: non solo una tradizione da custodire
ma un esempio di vita evangelica da accogliere.


Devo confessare che quando ho sentito parlare per la prima volta di san Corrado, non sapevo chi fosse.
Allora ero parroco in una grossa parrocchia della mia diocesi di Firenze e accoglievamo molti emigrati dalla Sicilia. Nel loro cuore la nostalgia delle feste popolari e sulle loro labbra il nome di san Corrado, che invocavano con enorme fiducia. Una donna espresse tutta la sua ammirazione con una sola parola: «E’ miracoloso!» e, con ancora negli occhi il ricordo delle feste, raccontava: «Le mamme proiettavano i bambini verso di Lui, gridando: E’ tuo»!
Ecco quello che noi vogliamo fare oggi in questa festa: affidarvi tutti e tutte a san Corrado, gridandogli: Questa comunità è tua!

Nessuno può precisare l’anno in cui San Corrado piacentino giunse a Noto – forse nel 1331 – dopo aver subito altrove anche ingiurie e villanie e dopo che gli erano stati aizzati anche i cani. Ma in quel giorno in cui l’uomo di Dio giunse a Noto, la storia netina cambiò il suo corso. La storia della città e di questa comunità cristiana ha custodito il cambiamento che la sua venuta e presenza ha operato? Il problema di sempre e di tutti noi non è tanto conservare gelosamente un ricordo e una tradizione, ma custodire e trasmettere un insegnamento di vita, la fedeltà al Vangelo, l’impegno della santità. Giovanni Paolo II nella lettera apostolica NMI ha scritto che «è l’ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana, che è la santità: tutta la vita della comunità ecclesiale deve portare in questa direzione» (n.31). San Corrado vi ripete con l’esempio della sua vita quanto il papa ha domandato: cioè, che siamo «profondamente radicati nella contemplazione e nella preghiera». Corrado infatti divenne prima “eremita itinerante” e poi “eremita urbano”: ma in ogni situazione la sua vita è tutta riempita dalla preghiera e dalla penitenza, pur senza estraniarsi dalla vita degli uomini, come a volte pensiamo di fare noi. Infatti, risiedendo alle celle del Crocifisso, egli unisce alla preghiera il lavoro, tanto da far nascere un giardino. E nella grotta dei Pizzoni, dove la preghiera e la penitenza avevano un grande spazio, san Corrado non volle isolarsi dalla gente e non rifiutava mai di ricevere quelli che gli facevano visita. Anzi, li accoglieva con volto sorridente. Il sabato si recava a Noto per chiedere la carità di un po’ di pane.

Nella tua vita c’è lo spazio della preghiera? Si tratta di una semplice abitudine oppure è un atto vitale? e c’è la penitenza del lavoro, qualunque lavoro ma fatto bene perché, oltretutto, si svolge sotto gli occhi di Dio?
Quello che mi ha colpito nella vita di san Corrado è stato l’episodio che gli cambiò la vita. Egli era sui 35 anni, era già capofamiglia e possedeva beni entro Piacenza e nel contado. L’imprudenza di far appiccare il fuoco alla sterpaglia durante una battuta di caccia provocò un incendio di grandi proporzioni. Vista l’impossibilità di domarlo, decise di rientrare in città, cercando di non far trapelare la sua responsabilità. Probabilmente egli non avrebbe avuto il coraggio di palesare la sua responsabilità, se dell’incendio non fosse stato accusato un poveretto che non c’entrava per niente e che per questo non fosse stato condannato a morte. Dentro la coscienza di Corrado risuonano continuamente e in modo sempre più doloroso le parole: “sarai tu così vigliacco da permettere che quest’uomo muoia per il male che non ha fatto”? Alla fine la coscienza di Corrado dette la risposta giusta: “questo non sarà mai”! Così egli ebbe il coraggio di confessare la verità e assumersi le proprie responsabilità dinanzi al Signore di Piacenza. Stante la sua condizione di nobile, anziché un processo, subì la confisca dei beni… Attraverso un travaglio interiore che noi non conosciamo, Corrado giunse alla decisione di lasciare davvero tutto, persone e beni, per diventare un penitente, un eremita pellegrino, un laico che “con l’andar vagando per Dio” purifica la propria vita e diventa gradito al Signore.

Il coraggio di una decisione! il vincere anche il proprio orgoglio e la paura di presentarsi agli altri con le nostre responsabilità! Nella vita, in ogni vita, ci sono momenti dai quali dipende tutto il nostro avvenire. In quei momenti occorre coerenza, coraggio, fede, decisione! Così era stato poco più di cento anni prima anche nella vicenda di san Francesco d’Assisi che incontra quel lebbroso e, nonostante la ritrosia che sente di avvicinarlo, gli va incontro addirittura per abbracciarlo e baciarlo. Così è stato anche per Giorgio La Pira il quale, mentre prima della conversione nella sua Pozzallo – a quanto mi raccontano – esige che si levi il Crocifisso nel salone in cui è stato invitato dai giovani a tenere una conferenza, dopo la sua radicale conversione vive tutto per Cristo crocifisso e risorto, da lui amato e servito con passione evangelica nei poveri e nella costruzione della pace e fraternità fra i popoli. Così è anche oggi nella vita di ciascuno di noi.
C’è nella tua vita una decisione da prendere con risolutezza? un cambiamento che la coscienza ti domanda? San Corrado ti doni il coraggio di scelte coerenti col Vangelo.

Egli è da voi celebrato con fiducia anche perché nella terribile peste nel 1348-1349 diventò per Noto l’angelo della carità e anche in modo miracoloso provvide al bisogno di persone e di famiglie assalite non solo dalla malattia, ma anche dalla fame. Bello l’episodio che racconta di san Corrado il quale, entrato nella sua grotta dove non c’era né letto né pane, e ne uscì portando per il Vescovo ospite quattro pani caldi, si direbbe appena usciti dal forno. Un augurio benedetto per il vostro vescovo e per tutta la santa Chiesa netina: che, cioè, san Corrado tiri fuori da quella fornace ardente di carità che è il cuore delle anime generose – uomini e donne infiammati dall’amor di Dio – e li metta nelle mani del vescovo e della Chiesa di Noto perché non manchi a nessuno in questa terra il pane della verità, il pane dell’amore, il pane della missione. E da tutti si canti: per mezzo di san Corrado: Dio ha visitato e redento il suo popolo!
Maria Ss.ma Scala del Paradiso vi illumini e incoraggi a diventare veri devoti di san Corrado: a mettervi, cioè, sulla via della santità, nella sequela di Cristo perché è per la santità che Egli piacque a Dio ed è per far la santità ancora oggi che questa città e diocesi di Noto lo ricorda, lo ama e lo onora. A gloria di Dio. Amen.

Omelia del Card. Silvano Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze,
Noto, domenica 25 agosto 2002.

Patrono amatissimo


articolo tratto dal quotidiano di Piacenza LIBERTA'
di venerdì 12.12.2008, pag. 21
cliccare sulla foto per leggere l'articolo


A titolo informativo
riportiamo sull'Araldo, la parte che ci riguarda, del Calendario Francescano d'Italia, e S. Corrado, come ben si legge, è tra quelli con propria celebrazione già nel primo Calendario Comune del 1996.
Vogliamo ricordare poi che, anche il Calendario dei Santi proprio dei Vescovi della Regione Pastorale Emila-Romagna, contempla il nostro S. Corrado Confalonieri.
Ed anche informiamo che la memoria di S. Corrado è facoltativa per TUTTI gli Ordini Francescani d'Italia mentre invece è OBBLIGATORIA per l'Emilia-Romagna, così come riporta correttamente il Direttorio.


Nuovo Calendario comune
per la Famiglia Francescana d’Italia

• Testo normale: le celebrazioni riportate nel Calendario Universale (2001).
• Testo in corsivo: le celebrazioni già presenti nel precedente Calendario comune (1996).
• Testo in grassetto corsivo: le celebrazioni aggiunte dalla presente Commissione.
• Quando non è indicato il grado della celebrazione, è memoria facoltativa.

GENNAIO
3 Santissimo Nome di Gesù Memoria
4 Beata Angela da Foligno, vedova
7 San Carlo da Sezze, religioso
11 San Tommaso da Cori, presbitero
12 San Bernardo da Corleone, religioso
16 Santi Berardo presbitero e Compagni,
protomartiri dell’Ordine Francescano Memoria
19 Santa Eustochia Calafato da Messina, vergine
30 Santa Giacinta Mariscotti, vergine Memoria


FEBBRAIO
4 San Giuseppe da Leonessa, presbitero
6 Santi Pietro Battista, Paolo Miki e Compagni, martiri Memoria
7 Santa Coleta da Corbie, vergine Memoria
8 Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso
19 San Corrado Confalonieri da Piacenza, eremita





Gorgolare

Una interessante questione storica che ha trovato in questi ultimi anni una risoluzione è quella che riguarda l’hospitio ed eremo dei fraticelli penitenti di Calendasco.


A prescindere dal fatto che il sacerdote e storico netino Girolamo Pugliese è colui che nel suo libro in prosa su San Corrado dice che l’eremo ove si ritirò alla conversione il santo era comunemente detto ‘del Gorgolare’, (siamo nel 1568), lo stesso Pugliese è anche colui che lo indica essere nelle vicinanze della città di Piacenza, precisamente: “Villa sutta Placentia numinata”, e sappiamo che la località che cita è posta a nord.


Effettivamente tanti storici siculi e non solo, nel ‘500 ed oltre scrissero di questo santo eremita piacentino, vissuto nel periodo della sua matura vocazione in fama di santità nella ormai conosciuta grotta della ‘Valle dei Miracoli’ cioè la Valle dei Pizzoni di Noto; solo il Pugliese però ci dice nei suoi versi in prosa del romitorio detto volgarmente del ‘Gorgolare’, di regola gli altri storici rendono solo notorio il fatto che Corrado si ritira in un convento di francescani, così è ad esempio nella Biblioteca Sanctorum.



Analecta TOR
la rivista scientifica del TOR
di S. Francesco

Direttore responsabile e Redattore: Lino Temperini

Quota abbonamento 2009 ITALIA euro 30,00
Conto corrente postale n. 80538002
intestato a:
Analecta TOR, Via dei Fori Imperiali 1, 00186 Roma

La rivista
ci interessa perchè fornisce non poche notizie utili a comprendere sempre e meglio lo stesso Ordine dei Terziari fin dalle origini e non solo, e i saggi in essa editi sono utilissimo ausilio anche per impostare sempre e meglio la ricerca storica sul nostro Patrono.

Ad esempio
il saggio di Lino Temperini Francesco di Assisi. Cronistoria e itinerario spirituale "in via poenitentiae". Rivisitazione storica, è molto utile per avvicinarci alla Vita di S. Francesco ed agli eventi che portarono alla 'nascita' dell'Ordine francescano.

Altri saggi costituiscono questo voluminosa rivista di grande formato e di ben oltre 400 pp.




Devoti e Fedeli di San Corrado
leggete queste parole importantissime!

I santi non ci allontanano da Cristo, ma ci conducono a
lui; e noi abbiamo bisogno di loro perchè i nostri piedi sono troppo stanchi e i
nostri occhi troppo deboli, perchè possiamo da soli riconoscere il fine ed
essere capaci di percorrere la strada che vi conduce. I santi traducono la luce
purissima di Dio, che noi non siamo capaci di sopportare, nella multiforme
varietà dei colori della realtà terrena e ci permettono proprio così di
riconoscere la ricchezza del mistero di Gesù Cristo. Essi sono il frutto, che si
moltiplica sempre più, di quel chicco di grano, che per noi è caduto in terra ed
è morto (Gv 12, 24).



Card. Joseph Ratzinger


Prefazione al libro di Flavio Peloso, Santi e santità dopo il Concilio Vaticano II. Studio teologico-liturgico delle orazioni proprie dei nuovi Beati e Santi, [C.L.V. - Edizioni Liturgiche, Roma, 1991 (Bibliotheca Ephemerides Liturgicae, 61), pp.272], p.5-6.


L'idea base della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II è stata quella di rendere nuovamente evidente il mistero pasquale quale centro di ogni celebrazione liturgica. La domenica come sempre nuova attualizzazione dell'evento pasquale nel ritmo del tempo, come giorno offerto dal Signore stesso per l'incontro con lui nel sacramento del suo corpo e del suo sangue, è stata quindi di nuovo collocata in primo piano, quale elemento fondamentale nella struttura dell'anno liturgico. Una liturgia pasquale è nello stesso tempo anche una liturgia concepita trinitariamente. Infatti quando il Signore crocifisso e risorto diventa lo spazio della nostra esistenza, allora la nostra vita viene trasferita, da tutte le sue finalità e necessità meramente creaturali, dentro il ritmo dell'amore trinitario; la liturgia mira quindi proprio a questo: che "Dio sia tutto in tutti" (cf. 1 Cor 15,28).

In riferimento a quest'orientamento del tutto cristologico e trinitario della liturgia, in alcuni potrebbe sorgere l'impressione che i santi abbiano ora perso di significato; sarebbero da considerare quasi come una deviazione dal centro autentico della celebrazione liturgica cristiana e quindi da relegare preferibilmente nel retroscena. Questo è però un completo fraintendimento del mistero cristologico e trinitario. In una simile concezione, infatti, Dio e l'uomo sono visti come concorrenti, che si contrappongono reciprocamente. Ma la santità significa invece proprio che, con tutta la propria esistenza, si è superato questo errore. Un santo è un uomo, che non blocca lo sguardo verso la luce di Dio con l'ombra del suo essere personale, ma che invece, attraverso la purificazione della sua esistenza, è diventato una specie di finestra che, da questo mondo, ci lascia vedere la luce di Dio. L'uomo raggiunge pertanto la sua più alta dignità e la sua autentica verità quando non vuol più essere un concorrente di Dio, ma una sua immagine fedele. I santi non ci allontanano da Cristo, ma ci conducono a lui; e noi abbiamo bisogno di loro perchè i nostri piedi sono troppo stanchi e i nostri occhi troppo deboli, perchè possiamo da soli riconoscere il fine ed essere capaci di percorrere la strada che vi conduce. I santi traducono la luce purissima di Dio, che noi non siamo capaci di sopportare, nella multiforme varietà dei colori della realtà terrena e ci permettono proprio così di riconoscere la ricchezza del mistero di Gesù Cristo. Essi sono il frutto, che si moltiplica sempre più, di quel chicco di grano, che per noi è caduto in terra ed è morto (Gv 12, 24).

E' pertanto meritevole che Flavio Peloso, nella sua dissertazione, ci abbia reso accessibili le orazioni dei nuovi santi e beati proposti al culto nel dopo Concilio Vaticano II. Con ciò egli mostra innanzi tutto che anche in futuro ai santi, quali presenza permanente del mistero pasquale, spetta un posto insostituibile nella liturgia romana e che la processione dei santi, che vanno incontro al Signore che viene, è senza soluzione di continuità: con i santi cresce sempre continuamente anche la liturgia, nel suo protendersi verso Cristo.
L'Autore mostra quindi come, nelle nuove preghiere del Messale, l'immagine della santità si esprima in forme sempre nuove eppure nell'imperturbabile continuità della fede e trovi forma liturgica. E' affascinante vedere come nello sforzo per un'espressione adeguata di preghiera si sviluppi anche la comprensione dei santi e della santità e così essa diventi ultimamente sempre più centrata su Cristo. Le critiche e le osservazioni, avanzate dall'Autore nel suo stile preciso e sereno, potranno servire all'ulteriore approfondimento dello stile liturgico, ma anche alla maturazione della fede e della preghiera cristiane. A quest'opera accurata e preziosa auguro un'ampia diffusione.


Roma, Festa di San Marco 1991

Joseph Cardinal Ratzinger


Per approfondire

  • visita www.araldosancorrado.org
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