LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024
foto sopra: il Dott. Angelo Andreozzi con il M° Bruno Grassi

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P r e p a r i a m o c i - a l - D I E S - N A T A L I S
consultate il sito www.araldosancorrado.org
il primo portale italiano interamente dedicato al Patrono

Collegamento Devozionale Italiano




Per i devoti e i fedeli

Nel sito www.araldosancorrado.org abbiamo inserito la bellissima
"Vita" del Patrono
scritta da mons. Salvatore Guastella nel 1955
e con la Prefazione di mons. Nunzio Zappulla

Da leggere, stampare e divulgare per rinvigorire il culto devozionale


I Devoti di Calendasco
riuniti nella Compagnia di Sigerico
ricordano che:

mercoledì 21 ottobre 2009

pomeriggio
Giornata di Studio della Università della Terza età di Fidenza (Parma)
"Sui passi di San Corrado"
Visita guidata ai luoghi del grande eremita:
il castello, la chiesa, il Romitorio-hospitale sulla Via Francigena
Guidati dal Prof. Guglielmo Ponzi, storico dell'arte


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Amatissimo Santuario

P E L L E G R I N A G G I O

A
N O T O
2 0 0 9




Diario di memorabili giornate netine
a San Corrado Confalonieri


di Umberto Battini

La Veglia nella Grotta

La fatica del viaggio è valsa la pena: quasi millequattrocento chilometri in un vagone-caldaia, sotto al cocente sole agostano, scorrendo letteralmente tutta la penisola. Ma la meta era troppo agognata, troppa la nostalgia di quel luogo e in più avevo il mandato di tutti gli amici devoti che avevo lasciato a casa. Bruno, che nella devozione mi è di encomiabile esempio, al mio tentennamento per l’impresa solitaria mi aveva detto categorico: “Devi andare! San Corrado vuole così. Noi ci saremo per mezzo tuo”. Qualche telefonata e tutto è a posto. Mons. Salvatore Guastella, insigne storico e studioso della Diocesi, mi vuole suo ospite ed a Noto alloggerò presso le monache Benedettine del SS. Sacramento, nel convento di clausura presso la foresteria, al fianco della nuova Casa del Clero.
A Noto ad attendermi, con una grande mercedes nera, il mio amico Salvatore Bertoli, segretario dei Fedeli Portatori dei Cilii; ci conoscevamo solo “via telefono” da quasi quindici anni, finalmente ci incontriamo! Lo abbraccio più volte, non mi sembra vero, Salvatore è un attimo stranito da tutto questo mio affetto. Valigia e zaino in auto e via: prima destinazione il Santuario Fuori le mura sette chilometri lo separano dalla città di Noto, così ha deciso Salvatore, dopo mi accompagnerà al mio alloggio.
Quando arriviamo mi sento frastornato: entro in questo lungo stretto viale ornato da decine di oleandri in fiore, in fondo ancora un cancello e al di là, davanti a un piccolo spiazzo il Santuario amato, addossato alla nuda roccia!
E’ quasi il mezzogiorno, è terminato un matrimonio. Entriamo e Salvatore mi porta subito dentro alla Grotta Venerata alla destra interna del Tempio. Letteralmente mi getto in ginocchio: turbinano parole, emozioni di pelle, di mente e di cuore! Penso all’amato s. Corrado, lì dentro, assiso a contemplare Dio, a lui che ha lasciato la terra piacentina, Calendasco così fortemente luogo della sua anima umana, la sua famiglia: piango come un bambino, sono felicissimo.
In sacrestia incontro la suora filippina che si occupa del Santuario con il frate conventuale responsabile del luogo, a lui dico del mio pellegrinaggio, che vengo dalla terra piacentina di Calendasco e che era mio desiderio poter passare una notte in veglia nella Grotta del santo.
Non ci sono impedimenti, in uno dei prossimi giorni a mia scelta potrò adempiere a questo mio richiamo dello spirito.
A Noto, nel convento di clausura delle Benedettine ove avrò dimora stabile, suor Concetta mi assegna una stanza grande e luminosa, addirittura con un balconcino che dà la vista alla valle netina e si affaccia al grande cortile del convento, di pietra gialla, che a sua volta confina con quello delle Carmelitane, capisco che questa stanza è per gli ospiti di riguardo.


L’emozione più forte la vivo a San Corrado di Fuori, ove di buon mattino, mi dirigo a piedi pellegrino: con me solo due pezzi di pane ed un poco d’acqua. Arrivo e trovo la suora al cancello per l’apertura, mi ripresento, le dico del mio intento di restare tutto il giorno e la notte presso l’amato Santuario che racchiude la Grotta venerata. Facciamo subito amicizia, la giovane suora filippina ha subito intuito della mia sincera devozione e mi accorda la sua fiducia lasciandomi campo libero.
Mi assegna una cella nel piano inferiore dell’Eremo del 1751, accetto volentieri e vi pongo le mie poche cose, anche se nel mio intimo ho già deciso che passerò ogni ora della mia presenza lì nel Santuario in adorazione al Santissimo e in ginocchio nella Grotta del Patrono.
Passano le ore, ed intanto vengo “rinchiuso” per la prima volta all’interno del Tempio nella pausa del mezzogiorno e fino alla riapertura pomeridiana. In ginocchio, oppure seduto sulla pietra accanto al luogo che indica sul pavimento della Grotta i segni delle ginocchia del Santo, prego e medito, il tempo sembra essersi fermato, la sensazione che prevale è di sentirmi a casa, di sentirmi in un luogo non solo benedetto ma rigenerante.
Durante la giornata arrivano devoti e pellegrini in visita al luogo Sacro, alcuni giovani addirittura giungono camminando a piedi scalzi, per impetrare grazie e come segno di devozione e lode al Patrono.
Approfitto anche per visitare l’annesso Museo che raccoglie centinaia dei più svariati ex-voto per grazia ricevuta: tantissime sono ad esempio le protesi di arti, mani e gambe ma anche vestiti da sposa e tanti altri oggetti.
Poco dopo le ore 18,30 la suora chiude il Santuario, con forza spranga catenacci e serrature, mi chiede se necessito di qualcosa e poi vedendomi sicuro e sereno se ne torna al suo convento, posto a qualche centinaio di metri più sopra alla valle.
Per mia espressa volontà chiedo che sia lasciata accesa solo la luce che illumina ove sono scavate le orme delle ginocchia di San Corrado, tutte le altre saranno spente. Nonostante filtri ancora dalla finestra ad occhio di pavone della chiesa una tenue luce, mi assale una grande angoscia e paura: mai avevo provato l’esperienza di esser rinchiuso in veglia in un luogo sacro e per di più a me così caro, già di per se gravato di emozioni forti dei giorni appena passati.
Mi faccio coraggio cominciando a cantare l’Inno al Santo, a voce forte e poi altri canti religiosi, mi metto a leggere salmi e preghiere, intanto la mia mente rifletteva: se in quella Grotta il Santo aveva vissuto tanti anni in tutta tranquillità, tanto più ora io non avevo niente da temere essendo addirittura “sprangato” dentro.
Piano piano, mentre dentro al Santuario si fa sempre più buio e la Grotta, con quella sua sola luce accesa, diventa sempre più a me familiare e mistica, rivolgendo di tanto in tanto lo sguardo alla tenue fiammella rossa che veniva dal Sacramento posto nel tabernacolo dell’altare maggiore, una perfetta calma mi avvolge. Inizio a parlare con il Santo ad alta voce: gli chiedo della sua venuta a Noto, della sua vita e di come potè far una simile conversione, abbandonando la terra piacentina, il borgo di Calendasco, parenti e famiglia. Gli chiedo di essere Patrono a me ed a tutti coloro che lo venerano riservandoci protezione e grazie. Mi accorgo che c’è un silenzio grande! Man mano che la notte avanzava mi sentivo sempre più “a casa” e tranquillo; la luce a notte fonda ormai irradiava appena nell’intera grotta ed intorno solo buoi fitto: la grotta con la sua pietra gialla era diventata come un magnifico scrigno denso di una luce ovattata che quasi si poteva toccare, densa.
Durante la veglia della notte, ad un certo punto ho avuto la chiara consapevolezza che lo stile di vita dell’amato san Corrado, era possibile da attuare, che quella vicinanza a Dio non gli era costata troppo sacrificio, ma solo il frutto di una fede immensa, cresciuta e matura.
Penso ai miracoli avvenuti lì dentro: appariva pane caldo, portato dagli angeli! Il vescovo di Siracusa in persona fu testimone del fatto e ne resta testimonianza. Davvero il luogo è Sacro.
Sul fare dell’alba comincio a cedere a un dormiveglia leggero che, ormai alla prima luce vinco e rinvigorito intensifico la mia preghiera conscio che da lì a poche ore sarei dovuto partire da quel luogo desiderato.
Poco prima delle ore 8 sento le serrature aprirsi, è una suora filippina, che a turno si occupa del luogo, ci salutiamo e mi costringe a prendere un caffè nonostante il mio rifiuto. Difatti dopo aver spazzato alcune foglie davanti alla chiesa, la vedo riapparire e mi indica nel lungo corridoio superiore dell’eremo ove sono altre celle, un tavolino preparato con tutta cura con la mia colazione, che consumo per rispetto alla grande delicatezza riservatemi.
Durante queste mie 25 ore ininterrotte di venerazione mi accorgo di aver consumato solo un pezzo di pane e bevuta però buona parte di acqua. Altri impegni mi attendono dagli amici netini, devo ritornare; un ultimo sguardo: con un po’ di magone senza più voltarmi mi incammino.
Qualche ora dopo, a pranzo con i cari sacerdoti mons. Guastella, mons. Guccione Vicario generale, con mons. Bellomia prevosto della Cattedrale e altri mi ritrovo a raccontare della mia veglia: su un punto si è concordi, inconsapevolmente scopro essere il primo piacentino, nei secoli, e per giunta nativo proprio di Calendasco, ad aver reso un simile omaggio di devozione al Santo Corrado.
E questo forte e amorevole atto verso l’illustre piacentino così tanto amato nella lontana e accogliente Sicilia, l’ho intenzionalmente offerto anche a nome di tutti i devoti della terra piacentina.

Umberto Battini


Diario del Pellegrinaggio - parte seconda
Con i devoti nel segno dell'amicizia
Calendasco - Siracusa - Noto
di Umberto Battini


Il mio pellegrinaggio era iniziato con la decisione di caricarmi spiritualmente trovando ospitio a Siracusa presso gli amatissimi frati del Terzo Ordine Regolare, che vestono l’abito religioso francescano del Santo. Alloggio con orgoglio nel convento “S. Corrado Confalonieri” che ha vicina anche l’ampia chiesa parrocchiale dedicata al Patrono oltre ai locali di canonica ed oratorio. Mi accoglie padre Antonio Panzica: l’anno prima era stato a Calendasco egli stesso pellegrino a san Corrado. Incontro p. Edwin il Priore, un giovane filippino da anni in Italia, un buon frate con uno spiccato senso dell’ironia: ed io non sarò da meno in questo nel divertirci assieme a fare risibili rimbrotti alla cuoca del convento, una signora non troppo avanti negli anni, con un sorriso immenso e affabile che le genti di Sicilia possiedono naturale. Tre giorni nei quali sono tratto a turno dagli amati frati alla visita alla città
Sabato mattina p. Antonio mi accompagna alla littorina che mi porterà a Noto, un ultimo abbraccio, una foto assieme e lo accomiato in ginocchio chiedendo la sua benedizione.
A Noto, nel caldo tardo pomeriggio mi incammino verso il centro città. Prima tappa la Cattedrale, ricostruita e riaperta due anni fa, dopo il crollo del 1996. Dopo di ringraziamento al Santissimo, chiedo della Cappella di s. Corrado: è qui che il pomeriggio seguente, domenica 9 agosto, avverrà la cerimonia della Discesa dell’Arca e a fine mese l’imponente processione.
Fuori dalla Cattedrale, lungo le due vie che la costeggiano sono la sede dei Portatori di San Corrado e quella dei Portatori dei Cilii. Il cilio è un possente porta cero, lavorato e decorato, che accompagna l’Arca durante le processioni. La dimensione della devozione qui a Noto verso il santo è molto sentita: basti pensare che i Portatori della vara con l’Arca che contiene il corpo del santo sono circa 200 ed altrettanti i Portatori dei Cilii e lungo le vie della città si contano a decine le piccole edicole votive con l’effige o una statua del Patrono. Mi accompagnano subito a visitare il Museo della Cattedrale e di San Corrado posto lì accanto. Grazie al Collegamento Devozionale Italiano, fondato due anni fa col sito internet dedicato al Santo, cui collaborano soci delle due dette Società di fedeli ed altri devoti inviando testi e fotografie, ho scoperto che la pluri-secolare devozione calendaschese è ormai ben conosciuta a Noto.
La domenica pomeriggio, come l’amico Salvatore mi aveva raccomandato, mi porto alla sede dei Portatori dei Cilii, in vista della Discesa con la s. Messa officiata dal vescovo.
Vengo presentato ai soci dirigenti e nella sala ritrovo gli altri Portatori seduti: qui la prima sorpresa emotiva, con una cerimonia il Presidente Salvatore Cutrali, il Vice e dirigenti mi onorano di essere Socio onorario con consegna della loro divisa estiva e della tessera, relativi applausi e foto di rito, in cui io tutto agghindato con un cilio prestatomi da un giovanissimo portatore e con un sorriso che tocca il cielo.
Salvatore Cutrali, il “mio” Presidente, decide che parteciperò alla cerimonia in prima fila, appena dietro al loro gonfalone, portato con un orgoglio indescrivibile dai due Portatori più anziani, che prima mi avevano accolto come un figlio.
In Cattedrale entrano in processione prima i Portatori di San Corrado, nella loro divisa bianca, preceduti dal gonfalone e subito dopo noi. Il Tempio è gremito di popolo: subito si va a rendere omaggio al Ss.mo Sacramento e poi alla Cappella del Patrono. Intanto nella calca di popolo si alza il saluto gridato dai devoti “E con tuttu lu cori ciamamulo” e tutti – bambini compresi – urlano a squarciagola “Evviva San Currao!” per due volte seguenti, in un seguirsi quasi senza sosta.
Segue la s. messa, al termine della quale, quando tra i Portatori di entrambe le Società si scopre essere presente un devoto piacentino e addirittura di Calendasco, tutti mi reclamano per una foto dinnanzi all’Urna e così i anche semplici fedeli della città, ormai sono emozionatissimo.
Ritrovarmi in mezzo a tutti quei fedeli devoti, di tutte le età e generazioni è per me inebriante.
Tra l’altro anche in questa occasione ho la gioia di conoscere di persona un altro dei miei “contatti” telefonici, cioè il Portatore del Santo Marco Lucci ed il suo Presidente e già caro amico Michele Faraone.
E’ tutto molto bello, a un certo punto il Presidente Cutrali si presenta con una giornalista di una televisione siciliana e vengo assieme a lui intervistato in diretta: qui mi viene chiesto del Santo nel piacentino e con mia sorpresa anche di Calendasco, che conoscono bene quale luogo delle vicende corradiane. Infine chiedo a Salvatore di riportarmi al mio alloggio ove ho obbligo di esservi prima delle 22. La notte mi passa quasi interamente insonne: due soli giorni e già così carichi di una intensità emotiva spirituale che andava ben oltre le mie aspettative. Con l’esperienza della veglia alla Grotta Santa si conclude solo fisicamente ma non emotivamente, questo mio abbraccio a San Corrado.

Umberto Battini
Calendasco di Piacenza



Con orgoglio Portatore di Cilio a San Corrado




Prossimamente altre foto e pagine del Diario netino. Ho scattato oltre 400 fotografie.
U. B.



Lunedì 5 ottobre è stato il 3° anniversario
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p. Gabriele Andreozzi TOR

Religioso francescano del Terzo Ordine Regolare,
Sacerdote, Magister Ordinis.

Mogliano Marche 14 ottobre 1917 - + Assisi 5 ottobre 2006

Promotore del culto a San Corrado Confalonieri,
a Noto e Piacenza, i devoti lo ricordano con immenso affetto, grande storico e studioso, anche nel piccolo borgo di Calendasco è ricordato con affetto: qui egli aiutò la rinascita della devozione al Patrono dal 1997.

Invitiamo tutti i devoti e fedeli di S. Corrado
a ricordare con preghiere di suffragio
la figura eminentissima di p. Gabriele TOR




Santuario dei PADRI OBLATI VICARI
voluti da San Carlo Borromeo
che fu anche Protettore del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco
su mandato del Santo Padre

B U O N E - N U O V E

Un nuovo importante ritrovamento

Una clamorosa conferma
La ricerca, lo studio e l'amore al Patrono hanno portato ad una sorprendente scoperta.
Il prezioso rinvenimento per mano del Socio Onorario della Società dei Portatori dei Cilii di San Corrado di Noto, il piacentino Umberto Battini!

A giorni ve ne daremo visione pubblica!

Veramente il Patrono non smette di sorprendere i Devoti.
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GRAZIE NOTO
San Corrado nostro amatissimo Patrono



Con orgoglio Portatore di Cilio a San Corrado



Cartigli al Santo


foto sopra:
particolare dei cartigli con scritte al Santo

Santuario S. Corrado di Fuori

Essi riportano scritto:

1 S. Corrado Patrono di Noto
2 Fecit Mirabilia in Vita Sua
3 Ad me conversio eius

Del quarto ci manca la dizione, scriveteci.




Nelle tre foto sopra è possibile farsi un'idea
di come nei secoli scorsi era il luogo della Grotta di S. Corrado
prima della costruzione del Santuario.
La Grotta era logicamente chiusa e vi si accedeva
da una porta ricavata nella parete rocciosa.




Si ci achana per circa dechi scaluni

Al visitatore attento questo sacro speco
ricorda il primato della preghiera e del Vangelo


L' attuale Santuario del 1751 per il pavimento realizzato a livello della Grotta ha nascosto e coperto quei dieci gradini.
Ancora alla metà del XVI secolo, cioè al tempo del beato Antonio Etiope eremita terziario, il quale "per soi devoti orationi andava a la ecclesia di sancto Corrado che è una grocta, a la quali si ci achana per circa dechi scaluni", quindi la venerabile Grotta era come le altre nei pressi, scavata nella dura roccia in luogo non agevole.

La foto sopra, mostra in modo molto semplice, come è stato eretto il Santuario che contiene la Grotta di San Corrado, che ha addossato il Romitorio. Per inglobare la Grotta, che era raggiungibile dal calpestabile originario, è stato necessario un intervento di riempimento dell'area atta alla erezione del Santuario e delle sue fondamenta. Un tempo quindi essa era raggiungibile per mezzo di una scalinata di circa dieci gradoni ricavati dalla pietra.


Precisazioni storiche di rilievo:



Antonino Alessi chierico netino, il quale aveva trascorso tre anni continui da eremita, depone un'interessante testimonianza sull'intensa vita esemplare dell'eremita negro. Tra l'altro l'Alessi ci fa sapere che Cio Antoni raggiungeva la venerata grotta di S. Corrado, "a la quali si ci achana per circa dechi scaluni".


Questo il testo originale, diciottesima testimonianza:


“Clericus Antoninus Alessi de civitate Noti testis juratus et interrogatus super infrascripta et toto facto dixit tantum scire come havi conosciuto et conosci a lo condam Cio Antoni nigro cum lo quali conversao et praticao per circa anni tre continui, videlicet in anno III, IIII et V indictionis proxime preterite in loco et ecclesia di fora undi habitava lo beato Corrado a lo quali Cio Antoni ipso testimonio vidia fari vita heremitica contemplativa etr spirituali cum multa charitate et pacientia, facendocontinuamente soi devoti orationi in lo modo infrascripto, videlicet ad circa hora meza di nocti dicto Cio Antoni andava a la ecclesia di sancto Corrado che è una grocta, a la quali si ci achana per circa dechi scaluni cum so altare undi si sole diri la Missa et illà devotamente inginocchione per spatio di circa hore dui facìa dicti soi orationi et sua culpa percotendosi con una petra a lo pecto et da poi se ne retornava a la sua grocta et pigliava un poco di reposo...”


(Processo informativo diocesano sulla vita e i miracoli del beato Antoni di Notho (Noto, 24/4 - 9/5 1550). copia del 1595, ms. presso la Biblioteca Comunale di Palermo, Cat. 30 q. c. 36).



Sac. Salvatore Guastella





foto sopra, cliccare per ingrandire



San Corrado in abito bigio


L'espressiva tela
della Gloria di San Corrado


foto U. B. - cliccare l'immagine per ingrandire

La bella tela è oggi conservata ed esposta al pubblico nel Museo del Tesoro della Cattedrale di Noto e Museo di S. Corrado.
Molto chiara l'immagine del Santo rappresentato secondo le originali e storiche sembianze a lui proprie: abito da terziario francescano di colore grigio.

Sulla tela spicca la scritta:
Dono M. Santocono 1961

Un tempo questo dipinto era visibile alla Cappella ed Altare del Santo nella Cattedrale, così come abbiamo voluto mostrare nel fotomontaggio che potete osservare.
Altra figura dell'Eremita in abito penitenziale grigio è quella visibile nella Basilica di Roma dei Santi Cosma e Damiano - Curia Generalizia del TOR - opera a fresco di Francesco Allegrini del XVII sec.


L'espressiva tela della Gloria di S. Corrado venne donata da Matteo Santocono. Ecco quanto disse di lui l'allievo Giuseppe Pirrone (1898-1978) poii grande artista, in un'intervista del 1976 a Recanati: "Concedato dal servizio militare nel febbraio 1919, conobbi a Noto il pittore-decoratore Matteo Santocono e così cominiciai ad aiutarlo, seguendolo per anni nella decorazione dei soffitti". Il sac. orionino D. Pasquale Mazza rese questa testimonianza: "Giovanetto, l'indimenticabile Matteo Santocono aiutò G. Pirrone proprio a Noto a scoprire i suoi talenti, aprendogli gli orizzonti della gloria; con lui Pirrone compì i primi passi nell'Arte, collaborando alle decorazioni in occasione del restauro al Santuario di S. Corrado di fuori nel 1922". Quindi la tela 'Gloria di S. Corrado' è databile ai primi degli Anni Venti.



Portale Cattedrale Noto


Tutti i pannelli singolarmente

e la spiegazione


La narrazione scenica della Vita di San Corrado Confalonieri – tra storia e leggenda – è immortalata nel bronzo dal basso a sinistra, e procede a serpentina da un’anta all’altra del portale sino alla sommità.


1. Corrado saluta la moglie Eufrosina e si avvia a caccia con il seguito nell’agro piacentino.


2. La selvaggina nella macchia egli cerca di snidarla col fuoco. Divampa l’incendio e Corrado corre inutilmente ai ripari.



3 Corrado si presenta al governatore di Piacenza e scagiona l’innocente accusato dell’incendio. Corrado ed Eufrosina pagano i danni; il resto dei beni lo distribuiscono ai poveri.



4 Corrado si fa terziario francescano ed Eufrosina clarissa. L’episodio prodigioso di «quannu l’acqua teni ‘nto pnaru» (‘quando l’acqua sta nel paniere’). Corrado pellegrino a Roma: rito penitenziale per acquistare l’indulgenza.




5 Corrado si imbarca a Gaeta per Gerusalemme. A Malta poi è calunniato e cacciato, e attraversa il mare per la Sicilia sul suo mantello.



6 A Palazzolo Acreide i pastori lo credono una spia travestita da frate e gli aizzano i cani che però non gli fanno male. Corrado a Noto è accolta da Giovanni Mineo nell’hospitium dove serve i poveri, è poi accolto dal netino S. Guglielmo alle celle della chiesa del Ss. Crocifisso.



7 Corrado guarisce il figlio ernioso di un amico sarto. L’eremita Corrado nella grotta dei Pizzoni. L’episodio dei due fiaschi di vino. L’episodio delle due pezze di cacio.



8 Corrado salva un suo devoto dal cadere in un burrone. Esorta un eremita a perseverare.. Riceve la visita del Vescovo di Siracusa. Invitato di venerdì, mangia pesce, non carne. Libera la sua grotta da un ingombrante macigno.



9 Corrado va a Siracusa dal Vescovo. Guarisce un malato. Maltrattato da giovinastri, li perdona. Sfama i notinesi durante una carestia.



10. Corrado va Noto a ricevere per l’ultima volta la s. Comunione. Muore in ginocchio nella sua grotta dei Pizzoni. Un netino e un avolese se ne contendono il corpo. Traslazione del corpo del Santo alla chiesa madre dell’antica Noto.




Per il testo Sac. Salvatore Guastella

Per le fotografie Umberto Battini


Catechesi corradiana


Il Portone bronzeo della Cattedrale di Noto

opera insigne dell'artista Pirrone


Vi sono rappresentati tutti gli episodi salienti
della Vita del
Patrono.
Un modo singolare e quasi unico di conoscere
la storia umana e spirituale di San Corrado.

cliccare sulla foto per ingrandire




Noto - Il Portale bronzeo della Cattedrale.


Opera di Giuseppe Pirrone

Il contenuto dei 10 doppi pannelli



La narrazione scenica della Vita di San Corrado Confalonieri – tra storia e leggenda – è immortalata nel bronzo dal basso a sinistra, e procede a serpentina da un’anta all’altra del portale sino alla sommità.


  1. 1. 1 Corrado saluta la moglie Eufrosina e si avvia a caccia con il seguito nell’agro piacentino.
  2. 2. 2 La selvaggina nella macchia egli cerca di snidarla col fuoco. Divampa l’incendio e Corrado corre inutilmente ai ripari.
  3. 3. 3 Corrado si presenta al governatore di Piacenza e scagiona l’innocente accusato dell’incendio. Corrado ed Eufrosina pagano i danni; il resto dei beni lo distribuiscono ai poveri.
  4. 4. 4 Corrado si fa terziario francescano ed Eufrosina clarissa. L’episodio prodigioso di «quannu l’acqua teni ‘nto pnaru» (‘quando l’acqua sta nel paniere’). Corrado pellegrino a Roma: rito penitenziale per acquistare l’indulgenza.
  5. 5. 5 Corrado si imbarca a Gaeta per Gerusalemme. A Malta poi è calunniato e cacciato, e attraversa il mare per la Sicilia sul suo mantello.
  6. 6. 6 A Palazzolo Acreide i pastori lo credono una spia travestita da frate e gli aizzano i cani che però non gli fanno male. Corrado a Noto è accolta da Giovanni Mineo nell’hospitium dove serve i poveri, è poi accolto dal netino S. Guglielmo alle celle della chiesa del Ss. Crocifisso.
  7. 7. 7 Corrado guarisce il figlio ernioso di un amico sarto. L’eremita Corrado nella grotta dei Pizzoni. L’episodio dei due fiaschi di vino. L’episodio delle due pezze di cacio.
  8. 8. 8 Corrado salva un suo devoto dal cadere in un burrone. Esorta un eremita a perseverare.. Riceve la visita del Vescovo di Siracusa. Invitato di venerdì, mangia pesce, non carne. Libera la sua grotta da un ingombrante macigno.
  9. 9. 9 Corrado va a Siracusa dal Vescovo. Guarisce un malato. Maltrattato da giovinastri, li perdona. Sfama i notinesi durante una carestia.
  10. 10. 10 Corrado va Noto a ricevere per l’ultima volta la s. Comunione. Muore in ginocchio nella sua grotta dei Pizzoni. Un netino e un avolese se ne contendono il corpo. Traslazione del corpo del Santo alla chiesa madre dell’antica Noto.

Il grandioso Portale bronzeo della Cattedrale è davvero epopea religiosa del nostro popolo e plastica bibblia dei poveri! Esso propone la lettura visiva di un messaggio di evangelizzazione e aiuta a sentire Dio vicino per vivere come i santi da amici del Signore e dei fratelli che sono nel bisogno.

Nel pannello alla base dell’anta di sinistra si legge: «Deo Optimo Maximo / In honorem S. Conradi / Netinorum Patroni / Joseph Pirrone Artifex / Dicavit».

Nel pannello alla base dell’anta di destra: «D. Salvatore Nicolosi Net. Ant. / D. Nuntio Zappulla Thes. Par. / S. Religio Hierosolymitana / Heres March. Del Castelluccio / In Mem. Posuit. A. D. MCMLXXXII»


Dati riguardanti il Portale


Progettista e scultore: Prof. Giuseppe Fortunato Pirrone (1898-1978). Altezza: m. 6,30; larghezza: m. 3,18; superficie istoriata: mq. 19,90; superficie totale: mq. 23,04; peso complessivo: c. q. 30; pannelli istoriati: n° 20; pennelli iscrizioni: n° 2; scene: episodi della Vita di San Corrado Confalonieri; personaggi scolpiti: n° 112; ditta fonditrice: Fonderia Internazionale Michelucci di Montecatini; ente finanziatore: S. M. Ordine di Malta; anno di progettazione: 1962; anno di realizzazione: 1982; costo dell’opera: £ 80 milioni.




Sac. Salvatore Guastella

CENSIMENTO delle Immaginette sacre
dedicate a San Corrado


Aggiunte tre bellissime immagini inviate da Noto dal Devoto Luigi Beltrami.

Nella foto sottostante vedete 11 tipi diversi di "santino" dedicati al nostro amato comune Patrono.
Possiamo fare un 'censimento' ed una operazione a favore di tutti gli Amici Devoti: inviate una foto a questo sito, con qualche informazione, se possedete immaginette del Santo di antica data.

In questo modo aiutiamo a crescere conoscenza culturale e amore devozionale.

Tutte le immagini su questo sito sono a completa disposizione, con i testi, per chiunque desideri conoscere e diffondere il culto e la storia del Santo Eremita Corrado Confalonieri piacentino.

Scrivete alla mail penitente@alice.it
oppure potete inviare via posta ordinaria una foto del vostro santino, con i vostri dati, all'indirizzo segnalato:

Romitorio San Corrado, via Mazzini 31 già strada romea, 29010 Calendasco (Piacenza)

Per qualsiasi informazione, unitamente ai Devoti di Noto, Roma ed altri luoghi, vi ringraziamo e aspettiamo collaborazione.



foto sopra: tre belle immaginette del Patrono
inviate dal Devoto di Noto e Portatore dei Cilii
Luigi Beltrami


foto: alla sinistra un santino tedesco del 1763
sarebbe interessante se qualche Devoto ci inviasse la
traduzione della invocazione scritta




Avvenne a NOTO



Il Miracolo

del “Bastone di San Corrado”




Nella prima solenne processione con l’arca del santo, che fu fatta l’anno appresso (1516), avvenne che nel passare davanti a una casa i portatori sentirono siffattamente aggravatone il peso, che dovettero deporlo, nè valevano a rilevarlo.

Erano testimone la vecchia padrona di quella casa, e parendole di indovinare la ragione di quel fatto che teneva tutti sospesi e stupiti, uscì di casa portando un vecchio bastone, e dicendo al Vescovo che guidava la processione:

“Forse il Beato Corrado rivuole la roba sua; l’ebbe non so come l’avo mio, e l’abbiamo sempre custodito con gran cura, e con esso applicato ad infermi abbiamo ottenuto assaissime grazie. Mi giudicherà indegna di più oltre tenerlo: e lo rendo, e lo dò a voi da custodire.”

Bene si appose; chè posto il bastone sopra l’arca del corpo, cessò ogni difficoltà dello smuoverlo; e racquistato il leggier peso di prima si compiè la processione.

Pel quel fatto commossi, e atterriti quanti altri in Noto custodivano il Rosario o altri oggetti che già furono del Beato, li portarono anch’essi al Vescovo, il quale ordinò, che fossero religiosamente custoditi.

E così fu fatto, nella sontuosa Cappella che era stata costruita nella Chiesa di S. Nicola ad onore del B. Corrado.


Nota al testo


La Chiesa di San Nicola con la Cappella dedicata al Santo Corrado piacentino si intende quella posta nella Noto Antica, cioè la città che andò distrutta nel terremoto del 1693. L’odierna città di Noto sorge un poco più a Valle e nuovamente in quel tempo ricostruita in luogo più solido e sicuro.

Testo tratto integralmente alla pag. 46 dal libro edito in Noto nel 1890 dalle Off. Tip. Di Fr. ZAMMIT, quarta edizione sulla ristampa con aggiunte del Cav. Bartolomeo Veratti Cameriere d’Onore di Cappa e Spada della Santità di N. S. LEONE XIII.

Della Vita e del Culto di S. CORRADO CONFALONIERI – Cenni storici




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