LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024
Storia netina dal sito web della Diocesi di Noto

Un bell'articolo per comprendere la storia concreta della terra che conserva le venerate spoglie del Patrono

Nel quarto centenario della Parrocchia Cattedrale di Noto

Nel quarto centenario della sua autonomia (1609 – 2009)

di Salvatore Guastella

La Chiesa Madre dell’antica Noto (Netum) era stata l’oratorio dell’originaria comunità cristiana. Rocco Pirri la dice riedificata da Ruggero il Normanno, dopo la resa del castello, ultimo caposaldo musulmano nella Sicilia sud-orientale (1091). E’ certo che lo stesso Ruggero “dotato di straordinaria religiosità” volle dedicarla a S. Nicolò vescovo. Sorgeva sulla piazza maggiore o, più esattamente, alla stessa piazza si affacciava con la sua navata destra, mentre il prospetto era, almeno in parte, occultato da un quartiere di casupole fino al tardo Cinquecento.

La chiesa era adorna di tre monumentali sarcofagi marmorei quattrocenteschi, numerose le sepolture in cripta. Oltre l’altare maggiore ce n’erano ben quindici nelle cappelle laterali. Una di esse custodiva l’Arca di San Corrado Confalonieri. L’organo era del 1499, costruito da Leonardo Caxara palermitano.

Mons. Tommaso de Herbes vescovo di Siracusa, appena entrato in diocesi, nel 1388 convocò il Sinodo che, fra le altre materie, si occupò delle prebende canonicali del Capitolo Metropolitano. Pertanto «la prebenda di Noto venne assegnata al canonico cantore (praebenda terrae Nothi annexa est Cantoriae Syracusanae)». Da allora a quel can. cantore spettavano i 2/3 dei proventi parrocchiali della Chiesa Madre di Noto; mentre al vicario curato di Noto e ai suoi cappellani coadiutori del Ss. Crocifisso e di S. Michele soltanto 1/3 (Rocco Pirri, Sicilia Sacra. Vol. I, 630. Palermo, 1733).
Nel 1606, Carlo Giavanti barone di Buxello - altamente benemerito della città di Noto - con sua disposizione testamentaria del 29 agosto, rese possibile le seguenti prestigiose fondazioni: 1) una Casa del Refugio a salvaguardia morale ed educativa di fanciulle orfane e povere; 2) un Seminario di Studi con annesso Collegio dei Gesuiti per l’istruzione gratuita della gioventù; 3) l’elevazione della Chiesa Madre S. Nicolò a Parrocchia autonoma con Collegiata di canonici, assicurandone così il decoro del culto liturgico e della preghiera corale.

Esemplare generosità promozionale, questa di Giavanti, che ben si inquadra nel periodo di riforma cattolica, o controriforma, che verso la fine del sec. XVI portò ad un sorprendente rinvigorimento culturale e spirituale della Chiesa dopo il Concilio di Trento (1545-63). La diocesi di Siracusa (da cui allora dipendeva Noto) celebrò altri tre Sinodi: nel 1553, nel 1587 e nel 1594. Nella nostra terra anche l’arte barocca contribuì in misura non indifferente al consolidamento della riforma post-tridentina, impegnata innanzitutto nella rivalutazione della vita pastorale e della cura d’anime.Vista, quindi, detta benemerita fondazione di Giavanti - ad istanza del clero, dei senatori e dei nobili della città di Noto - Paolo V con bolla del 20 maggio 1609, esecutoria in regno il 7 ottobre seguente, elevò la stessa Chiesa Madre S. Nicolò a Parrocchia autonoma e vi istituì una Collegiata di canonici, smembrandola così dalla Cantoria di Siracusa.

Per tale fondazione e decreto pontificio, il canonico preposito della Chiesa Madre netina divenne ipso facto parroco unico della città, indipendente affatto nella sua spirituale giurisdizione.Questi i primi canonici componenti l’insigne Collegiata, eletti il 28 giugno 1609: Pietro Ragusa (preposito parroco), Pietro Ansaldo (tesoriere), Vincenzo Cappello (ciantro o cantore), Francesco Catalano, Mariano Lo Perno, Mariano Di Lorenzo, Francesco Veglia, Antonio Carnilivari, Gabriele Mensullo, Stefano Prestiraineri, Mariano Leone, Corrado Corinzia e Corrado Di Martino. Dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693, il Senato e il popolo netino vollero la Chiesa Madre nel cuore della nuova Città ricostruita nell’attuale sito.

Questi i prepositi-parroci della Chiesa Madre S. Nicolò nei secoli XVII-XVIII: Pietro Ragusa per testamento del Giavanti (1609-44), Francesco Minaci (1644-56), Mariano Di Lorenzo (1658-93), Corrado Bellofiore (1693-1711), Pasquale Gazzara (1711-16), Pietro Di Lorenzo (1716-23), Giovanni Di Lorenzo e Rau (1723-28), Corrado Deodato e Scammacca (1728-43), Giovanni B. Deodato e Scammacca (1724-45), Mariano Mazzone (1764-64), Filippo Trapani (1764-68). Dal 1768 al 1772 reggenza dei viceparroci. Poi Corrado Bertolo (1772-83), Bartolomeo Deodato e Daidanimare (1783…). Mons. Nicolò Messina, vicario capitolare (1864-72) e benemerito dei diritti della Chiesa Netina, è stato preposito parroco della Cattedrale dal 1858 al 1911. Grande fu la gioia della città il 15 febbraio 1818, quando Mons. Filippo Trigona vescovo di Siracusa consacrò solennemente il Duomo netino. La facciata sontuosa (m. 40 x 32), la scalea a tre ripiani, tra edifici e piazzette ad esedra, in un proscenio d’incomparabile bellezza! Così il 19 febbraio 1818, in un tripudio indescrivibile, vi fece ritorno dalla chiesa di San Carlo l’arca argentea di San Corrado.

Intanto il 13 agosto 1837 Noto ‘Capovalle’ diveniva ‘capoluogo di Provincia’ e il 15 maggio 1844 ‘sede vescovile’ (e la Chiesa Madre ‘Cattedrale’) per bolla pontificia di Gregorio XVI. Nel 1851 Noto celebra degnamente il 5° centenario della morte del Santo Patrono della città, la quale però nel 1855 soffre il flagello del colera. L’assistenza agli ammalati negli improvvisati lazzaretti viene programmata dal vescovo Mirone. La città, liberata finalmente dal morbo, esprime in una commossa processione cittadina e con un pellegrinaggio al santuario di S. Corrado e.m. il 16 aprile 1856 la gratitudine al suo Santo. il 2 giugno 1861, festa del Corpus Domini, dopo 13 anni dal crollo, riparata la cupola sotto la direzione dell’ing. Luigi Cassone, il vescovo Mons. Mario Mirone ebbe la consolazione di riaprire al pubblico la Cattedrale. Quel restauro fu a regola d’arte? Non sembra, se dieci anni dopo fu necessario correre ai ripari (Corrado Puglisi, Cronica della Città di Noto, vol. I, 10).

La Cattedrale, gioiello del barocco netino - dichiarata Monumento Nazionale con R. Decreto n° 1746 del 21 novembre 1940 - per decreto vescovile del 22 luglio 1986 ha assunto la nuova denominazione di Parrocchia San Corrado nella Cattedrale, civilmente riconosciuta per decreto presidenziale del 19 dicembre dello stesso anno. Oggi, ben ricostruita a regola d’arte dopo il crollo del 13 marzo 1996, la Cattedrale costituisce il cuore e il centro della vita spirituale di Noto barocca

A 400 anni da quel fausto 1609, la comunità parrocchiale della Cattedrale è sempre più viva e dinamicamente operosa, come specifica il parroco Can. Salvatore Bellomia: «La pastorale parrocchiale si svolge su tre piani: evangelizzazione, comunione e missione. Se i gruppi sono il luogo dell’evangelizzazione e la celebrazione eucaristica è il luogo principe della comunione, la missione è svolta dall’intera comunità a secondo delle capacità e disponibilità di ognuno dei suoi membri. Così è per i Centri d’ascolto della Parola di Dio, per la Caritas, per gli incontri di preparazione dei fidanzati, ecc. La festa di San Corrado è gestita da tutta la comunità e programmata da un comitato cittadino. La parrocchia possiede da circa dieci anni un campo di calcetto, gestito in collaborazione con il C.S.I.».

Salvatore Guastella


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